Una terrazza sul mare: l’Enfola e lo scoglio della Nave

Un trekking per appassionati ma anche per i meno allenati. Ad alto impatto panoramico, l’anello che percorre il promontorio dell’Enfola, nella zona centro nord dell’isola è uno dei percorsi più belli dell’isola. Uno zaino organizzato, delle scarpe da montagna e la macchina fotografica sono gli unici oggetti da portarsi dietro in questo viaggio dentro la natura e la storia dell’Elba. Il percorso si snoda, fino alla cima del monte, lungo una strada bianca per diventare un più stretto sentiero immerso nella macchia mediterranea che scende a picco fino ad una terrazza che si affaccia sullo scoglio della Nave.

“Quest’edificio era la vecchia tonnara d’Enfola” spiega Claudia, una guida bionda dallo sguardo di mare e un sorriso energico. Fino agli anni ’50, in questo piccolo golfo avveniva la mattanza. I tonni venivano catturati e uccisi e dentro queste stanze avveniva la lavorazione. Oggi è la sede del Parco Nazionale dell’Arcipelago toscano, e della vecchia tradizione elbana restano ormai solo storie e leggende”. Questo è l’inizio del viaggio, una strada bianca che si inerpica lungo il monte  ed è una giovane guida isolana ad accompagnare un gruppo di uomini e donne del bergamasco esperti di trekking e di natura. Il tratto di mare che circonda il promontorio dell’Enfola è da sempre rotta di tonni, delfini e grandi cetacei e rappresenta un bel laboratorio di biodiversità marina da conoscere e scoprire.

Il gruppo segue Claudia, che inizia a salire lungo la strada ed inizia a spiegare: “Vedete queste rocce? L’aspetto geologico è uno degli aspetti più interessanti della nostra escursione. Questo monte è costituito da graniti porfiroidi, sono le prime intrusioni magmatiche del plutone del Capanne che hanno poi trascinato con loro le rocce sedimentarie preesistenti”. Spiegazione tecnica e precisa che fa capire al gruppo degli escursionisti che lo spettacolo che si apre davanti a loro, con il gruppo di montagne che circonda la vetta più alta dell’isola, il Capanne, sono frutto dell’attività geologica straordinaria che ha caratterizzato la nascita dell’arcipelago toscano.

La salita è dolce, si procede chiacchierando immersi nei profumi della macchia mediterranea. Ai bordi del sentiero è pieno di rosmarini, lentischi, ginestre. Il mirto con i suoi fiori bianchi si lascia riconoscere subito in mezzo a corbezzoli, eriche e piante di fillirea. Si arriva lentamente a scoprire tutto il lato nord dell’isola, dal promontorio dell’Enfola  alle spiagge bianche di Sansone e  Capo Bianco fino ad osservare con lo sguardo le mura medicee di Portoferraio e le coste fino al Cavo. Nei giorni di buona visibilità sembra di toccare il continente con una mano. Si procede fino a quando non si incontrano dei resti di alcuni edifici abbandonati.

“Questo è ciò che resta di un importante sistema difensivo risalente alla prima metà del ventesimo secolo: è la batteria costiera “De Filippi”. Questi che vedete sono i ruderi degli alloggi degli ufficiali, poi ci sono le cisterne, i bagni, la centrale elettrica, la polveriera. Questo è un bunker e qui c’è la piazzola dove c’era il cannone”. Claudia prosegue nelle sue spiegazioni mentre il gruppo raggiunge la cima del monte dell’Enfola. Quattro chiacchiere seduti all’ombra della pineta ad ammirare il golfo dell’Enfola e Viticcio e poi si imbocca il sentiero che arriva all’estremità nord occidentale del promontorio e scende a picco fino alla terrazza che guarda allo scoglio della Nave. Una discesa ripida, a picco sul mare. “Occhio a non scivolare sulle rocce coperte dai lichieni e aggrappatevi a questo corridoio di corda”  ammonisce Claudia anche se questi signori del nord sembrano non avere nessun timore di fronte e discese sulle rocce e salite impervie.

L’elicriso e la cineraria, piante pioniere per eccellenza hanno superato anche la prepotenza del vento e ora dominano incontrastate la gariga di quel luogo. Qui i padroni del cielo sono i gabbiani, decine di ali aperte in volo sul mare che proteggono i nidi e i piccoli pulcini che sono nascosti tra le rocce. Si ritorna verso la tonnara dopo due ore e mezzo di cammino. Il viaggio sta per finire mentre il sole inizia a colorare il mare di rosse e ci si prepara già a scoprire nuovi sentieri.

Lunghezza del percorso: 2,5 chilometri. 3 se si arriva a capo enfola
Dislivello totale in salita: 220 m
Tempo di percorrenza: 2,5 ore
Difficoltà: medio, facile
Per chi: tutti
Attrezzatura: abbigliamento comodo, binocolo

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Michela Gargiulo