Un viaggio nella natura per scoprire nuovi amici

“Non ti preoccupare, ti tengo io.
Dammi la mano, che ti aiuto a salire”. Marco prende per mano Silvia. Lei è la prima della classe, brava in tutte le materie, da sempre. Lui, invece, è un ragazzo da ultimo banco, timido e riservato, uno di quelli che i professori descrivono come un “alunno che non partecipa molto alle attività della scuola”. Sull’ultimo tratto di sentiero che porta dritto a Capo Poro, invece, Marco partecipa e aiuta anche la compagna in difficoltà. È la scena finale di un trekking con un gruppo di ragazzi adolescenti di una scuola superiore del nord d’Italia.

Per la loro giornata dedicata alla scoperta della macchia mediterranea hanno scelto un sentiero bello, panoramico, che parte dalle scalinate di Marina di Campo e arriva a Capo Poro, il faro che segnala l’ingresso nel golfo. Un percorso immerso nei profumi e nei colori dell’isola, a tratti a picco sul mare. I ragazzi l’hanno percorso cantando, interrogandosi su un fiore, fermandosi davanti al volo di una farfalla. Per molti di loro è stata un’esperienza nuova, e si capiva subito dalle scarpe che non andavano bene neanche per fare una passeggiata sul lungomare, ma nessuno di loro si è tirato indietro ed ha affrontato il sentiero con il sorriso e la determinazione di chi ha davanti la sua prima montagna da scalare.

Sono tutti ragazzi di un istituto superiore del nord d’Italia, vengono da Brescia. Sono all’Elba per un viaggio d’istruzione, hanno scelto una gita scolastica all’Elba perché l’isola rappresenta un vero laboratorio all’aperto dove poter sperimentare la complessità della natura, i suoi equilibri e i suoi sistemi, e per vedere e toccare con mano temi ed argomenti che durante l’anno scolastico sono stati oggetto di letture, studi e verifiche. “Cavolo, guarda quanta posidonia, questo è un bosco che esce dall’acqua” ha urlato Silvia appena è arrivata sulla spiaggia di Galenzana cogliendo subito, con intelligenza ed intuito, la caratteristica principale di tutto il piccolo golfo.

Sono quaranta ragazzi, hanno un’età compresa tra i quattordici e i quindici anni. Hanno l’energia e le contraddizioni dell’età. Quando li ho visti arrivare con quelle scarpe alla moda e i telefonini tra le mani ho pensato subito che sarebbe stata una battaglia più che un’escursione per conoscere i segreti dell’ecosistema mare. Nessuna delle guide avrebbe scommesso che sarebbero saliti tutti a Capo Poro. Non è stato così. Hanno affrontato insieme le difficoltà, hanno rispettato i tempi di quelli che andavano più piano e hanno prestato l’acqua a chi l’aveva finita o dimenticata.

Con loro ci sono anche gli insegnanti: il professore di educazione artistica, quello di ginnastica e il preside. Già, il preside dell’Istituto, un maestro prestato alla dirigenza che ha fatto giurisprudenza e che ha un’idea molto chiara di che cosa deve insegnare la scuola.  Quando ha visto arrivare Marco e Silvia per la mano, alla fine del sentiero in salita che arriva a Capo Poro, si è aperto in un grande sorriso perché quell’immagine era l’emblema di un percorso che non aveva solo finalità didattiche, ma era anche una lezione di vita che i ragazzi, fuori dalle aule, avevano imparato con una velocità incredibile. “Stai attento, qui si scivola, dammi la mano”. “Aspetta, vado avanti io tu passami la zaino che ti aiuto a salire”. Ragazzi che sembravano non avere nessuna relazione in classe se non lo stretto necessario di un saluto o uno scambio di battute si sono presi per mano per affrontare più sicuri un tratto di sentiero.

Credo che ora il significato di biodiversità, la complessità di un ecosistema siano per loro concetti più chiari. Non so se si ricorderanno un solo nome di un fiore o una pianta che popola la macchia mediterranea ma sono sicura che non scorderanno l’immagine del mare aperto davanti ai loro occhi arrivati sul faro di Capo Poro e quella mano tesa per dare una mano per arrivare fino a lì.

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Michela Gargiulo